Toxoplasmosi in gravidanza: il vademecum
La
toxoplasmosi è una zoonosi, ovvero un’infezione trasmessa all’uomo dagli animali, causata dal toxoplasma gondii. Questo parassita è presente nei muscoli di molti animali, soprattutto nell’intestino (e dunque negli escrementi) dei gatti, che quindi possono esserne portatori.
Generalmente non provoca problemi nei soggetti sani, mentre deve essere affrontata con attenzione in soggetti immunodepressi o sotto chemioterapia.
In 9 casi su 10, infatti, i pazienti non si rendono conto di aver contratto la toxoplasmosi, che si manifesta con una
sintomatologia lieve, con mal di gola e febbre. In alcuni casi c’è un ingrossamento dei linfonodi e si avvertono dolori muscolari. Il decorso poi è benigno e in un soggetto con un sistema immunitario sano, dopo l’infezione si ottiene un’immunità permanente grazie allo sviluppo degli anticorpi.
La sintomatologia è la stessa anche per le donne in gravidanza, ma in questo caso a correre dei rischi è il bambino.
Ogni anno, in Italia, nascono circa 300 / 350 bambini con sintomatologia riconducibile alla toxoplasmosi.
Ecco un piccolo vademecum per prevenire e trattare correttamente la toxoplasmosi in gravidanza.
Quali sono i rischi per il bambino con la toxoplasmosi in gravidanza?
L’infezione da
toxoplasmosi in gravidanza può interferire con lo sviluppo del feto soprattutto per quanto concerne gli
organi interni, il
cervello (con problemi neurologici e mentali) e gli
occhi (nei casi più gravi danni a carico della retina, o cecità). Altri rischi riguardano il
parto prematuro,
l’ittero, o lo sviluppo di
polmonite.
Come si prende la toxoplasmosi?
La via di contagio più frequente è alimentare. La toxoplasmosi quindi si prende di solito mangiando
carne cruda o poco cotta, insaccati e salumi, latte non pastorizzato, frutta e verdura crude contaminate.
Un’altra via di contagio possibile è il contatto con le
feci di animali infetti, in primis dei
gatti. Talvolta il contatto non è diretto, ma passa per superfici contaminate. Il tempo di incubazione è di circa un mese. Più rara invece la trasmissione attraverso il trapianto di organi o le trasfusioni di sangue.
Come si trasmette dalla madre al bambino?
L’infezione si
trasmette dalla mamma al bambino attraverso la placenta, durante la fase di infezione acuta. La probabilità di trasmissione della toxoplasmosi
dipende dal periodo di gestazione, con rischi associati di entità diversa.
Nel
primo trimestre di gravidanza, la possibilità che il feto subisca l’infezione è più bassa, attorno al 17%. Tuttavia, in questa fase, i rischi sono molto alti perché gli organi sono in formazione.
Nell’
ultimo trimestre, il rischio di trasmettere l’infezione è molto elevato e oscilla tra il 65 e il 90%. D’altro canto, i rischi per il bambino sono sensibilmente ridotti.
Come sapere se si hanno già gli anticorpi?
Ad inizio gravidanza, si eseguono delle analisi del sangue con
toxotest,
gratuito in Italia per le donne in gravidanza.
Se la mamma è già stata infettata in passato dalla toxoplasmosi, il risultato è positivo e significa che sono già
presenti gli anticorpi. Pertanto, si è immuni alle nuove infezioni e non ci sono rischi per il bambino.
Se invece il toxotest è negativo, vuol dire che non è mai stata contratta la toxoplasmosi. Per questo è bene seguire una serie di regole igieniche e alimentari per ridurre il rischio di contagio. Il test viene ripetuto più volte durante i 9 mesi di gravidanza, per intercettare il prima possibile un'eventuale infezione.
In che cosa consiste la prevenzione?
Oltre che ripetere le analisi del sangue periodicamente, è opportuno seguire alcune regole alimentari durante la gravidanza.
Meglio
evitare la carne cruda o poco cotta, i salumi come il prosciutto crudo, o gli insaccati. Anche le
uova crude possono essere fonte di contagio e andrebbero eliminate.
Frutta e verdura possono essere mangiate crude, ad esempio in
un’insalata, solo se sono state opportunamente lavate e possibilmente disinfettate con soluzioni ad hoc. Inoltre, è buona norma
sbucciare sempre gli ortaggi, prima di cucinarli.
Infine, è importante
lavare accuratamente le mani dopo aver manipolato carni crude, uova o verdure, ed evitare di toccare occhi, naso e bocca con le mani sporche. Altre buone norme richiedono di
evitare il contatto diretto con la terra, inclusa quella dei vasi o degli orti domestici. In questo caso basta utilizzare i guanti e lavare poi accuratamente le mani. Stesso discorso per effettuare la pulizia di giardini e terrazze dove potrebbero passare degli animali, come i gatti.
Cosa fare se si ha un gatto in casa?
La presenza del gatto di per sé non è un problema. Ma il gatto espelle le cisti del toxoplasma attraverso le feci: queste si schiudono poi ogni 72 ore a temperatura ambiente. Pertanto la
pulizia quotidiana della lettiera è già una precauzione piuttosto efficace.
Possibilmente, è meglio non affidare questo compito alla donna in gravidanza. Se non è possibile fare diversamente, è sempre opportuno indossare dei guanti, disinfettare gli oggetti e le superfici e poi lavare con cura le mani.
Se il gatto sale su piani di appoggio dove si preparano anche i cibi, vanno sempre disinfettati con attenzione.
Il problema è meno presente nel caso dei gatti che vivono in appartamento senza uscire di casa, e mangiano cibo in scatola. Più attenzione, invece, nel caso di gatti che escono dall’abitazione e potrebbero entrare in contatto con topolini, uccellini e altre piccole prede. Inoltre, bisognerebbe
evitare sempre il contatto con gatti randagi.
Il cane, invece, non presenta il rischio di trasmissione di toxoplasmosi perché non espelle l’agente patogeno attraverso le feci.
Cosa fare se si contrae la toxoplasmosi in gravidanza?
Se si contrae la toxoplasmosi in gravidanza di solito viene prescritta una
terapia antibiotica con spiramicina. Questa molecola riduce anche le possibilità di trasmettere l’infezione al feto.
Si possono inoltre eseguire dei
test per diagnosticare anche se è avvenuto il contagio al feto. Il primo è l’
amniocentesi, che consiste nel prelievo e nell’analisi del liquido amniotico. Il secondo esame utilizzato è l’
ecografia al feto, da ripetere mensilmente.
Cosa succede se il feto contrae la toxoplasmosi?
In questo caso non c’è ancora consenso unanime sul trattamento. In genere si prescrive una terapia antibiotica a base di spiramicina e si aggiunge una terapia con pirimetamina-sulfamidici.
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