Congelamento e ipotermia: quali sono i sintomi e come intervenire

Temperature basse accompagnate da vento freddo e umidità possono rappresentare un rischio per la salute, specie in caso di esposizione prolungata e nelle persone eccessivamente disidratate o con malattie pregresse. Le conseguenze più gravi di un’esposizione prolungata alle basse temperature senza le adeguati protezioni, sono l’ipotermia e il congelamento.

Ipotermia, causa e sintomi

L’ipotermia è una condizione in cui la temperatura corporea scende al di sotto dei 35°C, facendo sì che il corpo non sia più in grado di generare abbastanza calore per mantenere le funzioni vitali. Si sviluppa generalmente in tre fasi, che si distinguono per la gravità dei sintomi:
  • fase lieve - caratterizzata da brividi intensi, sensazione di freddo e disagio, pelle pallida e fredda al tatto e difficoltà nella coordinazione motoria
  • fase moderata - si manifesta con brividi persistenti o la loro improvvisa cessazione, intorpidimento e debolezza muscolare, difficoltà nell’articolazione delle parole e confusione mentale e riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria
  • fase grave - può prevedere perdita di coscienza, riduzione significativa della frequenza cardiaca e respiratoria, pelle fredda e rigida e stato di coma.

Quando si rischia il congelamento?

Il congelamento può verificarsi a seguito dell’esposizione prolungata a una temperatura inferiore ai 3-4°C e comporta un danno ai tessuti di una specifica parte del corpo. Gli effetti del congelamento sul corpo possono essere transitori quando il congelamento è moderato, oppure permanenti quando l’esposizione determina danni a tessuti e vasi.

Il congelamento colpisce generalmente le estremità del corpo come dita, naso, orecchie: nei casi di danni irreversibili, queste parti rischiamo di essere amputate per salvaguardare l’organismo. Il congelamento viene classificato secondo quattro gradi a seconda dei sintomi:
  • congelamento di I grado: l’esordio comprende prurito, indolenzimento, leggera perdita di sensibilità, colorito giallastro e arrossamento.
  • congelamento di II grado: caratterizzato da pelle bluastra, formazione di vesciche o bolle nere entro 24/48 ore dall’esposizione, prurito, edema (gonfiore dei tessuti) e dolore.
  • congelamento di III grado: si manifesta con pelle dura, impossibilità a muovere l’arto colpito, vesciche violacee e piene di sangue e perdita di sensibilità.
  • congelamento di IV grado: comprende generalmente la necrosi dei tessuti.

Cosa fare in caso di ipotermia

L’ipotermia è una condizione grave, che richiede attenzione immediata. Come primo soccorso, è fondamentale mettere in sicurezza la persona adottando alcuni accorgimenti:
  • portare la persona al caldo e all’asciutto, riducendo l’esposizione al vento e all’umidità
  • riscaldare gradualmente, coprendo la persona con coperte calde e indumenti asciutti, eventualmente utilizzando coperte riscaldate a bassa temperatura
  • fornire all’individuo abiti caldi e asciutti, coprendo la testa con un cappello e avvolgendo bene il corpo
  • dare alla persona bevande calde come tè o brodo, evitando caffeina e alcol, che possono aumentare la dispersione di calore
  • se l'ipotermia è grave, cercare subito assistenza medica.

Cosa fare in caso di congelamento

In caso di congelamento, le istruzioni di primo soccorso prevedono di:
  • portare la persona in un luogo caldo
  • riscaldare gradualmente la parte congelata, senza causare shock termico immergendo gli arti congelati in acqua troppo calda
  • coprire e isolare la parte interessata con un indumento caldo e asciutto, mantenendo l’arto o la zona colpita sollevati in modo da evitare il gonfiore
  • cercare assistenza medica perché venga valutata la gravità della situazione e vengano date cure adeguate.
Importante è invece evitare di:
  • strofinare la parte congelata, perché potrebbe causare ulteriori danni ai tessuti.
  • riscaldare eccessivamente, per esempio usando acqua bollente o apparecchi di riscaldamento diretti come stufe o caloriferi.
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