La stagione delle allergie: cosa cambia nel sistema immunitario

La bella stagione porta con sé non solo rinnovamento e temperature miti, ma anche l’intensificarsi delle allergie, di cui secondo le ricerche dell’Associazione Nazionale Farmaci soffre in media ogni anno un adulto su cinque circa. Un dato che cresce fino a uno su quattro quando il soggetto ha meno di 30 anni. Esistono allergie perenni, che durano per tutto l’anno, e allergie stagionali, legate proprio al cambiamento del clima.
All’origine vi sono i cosiddetti meccanismi di ipersensibilità: significa che il sistema immunitario di un soggetto allergico risulta più reattivo a una precisa sostanza che il corpo riconosce come estranea e potenzialmente pericolosa (antigene). Quindi risponde in modo inappropriato scatenando un processo infiammatorio, anche se quella sostanza è in realtà innocua. Atopia è il termine scientifico con cui si identifica questa reattività in eccesso.
 
Esiste una causa precisa?
Non sono ancora state individuate vere e proprie cause scatenanti delle allergie: una caratteristica comune a molte patologie che coinvolgono direttamente il sistema immunitario. Si ipotizza che si tratti di una modifica della reazione, durante i primissimi anni di vita, dei linfociti T helper, che agevolano il lavoro delle altre cellule facenti parte del sistema immunitario. Nelle prime fasi della vita, il nostro organismo considera pericoloso un numero maggiore di sostanze rispetto a quanto farà in età adulta. Ma in caso di variazione della risposta di questi linfociti, il sistema non si evolverà correttamente e continuerà a identificare come potenzialmente nocivi anche gli antigeni non dannosi, manifestando quindi reazioni sproporzionate.
Inoltre, si è fatta strada anche l’”ipotesi dell’igiene”: a causa delle abitudini, dell’ambiente e dell’alimentazione che caratterizzano la vita delle persone nei paesi più sviluppati, si verificherebbe infatti un contatto troppo scarso con i microorganismi e di conseguenza un’alterazione della risposta del sistema immunitario. Si devono inoltre considerare alcuni fattori di rischio, come la predisposizione genetica: è più probabile che figli di genitori allergici sviluppino allergie a loro volta. Lo stesso vale per il fumo, che contribuirebbe all’acutizzarsi dei sintomi (anche quello passivo) e andrebbe a limitare l’efficacia delle terapie.
 
Le reazioni del sistema immunitario
Le presunte fonti di pericolo sono in particolare gli allergeni, ovvero le proteine rilasciate da elementi normalmente presenti nel nostro ambiente: pollini, acari, alimenti, ecc. Di solito sono innocui, almeno per la maggior parte delle persone. Ma se il sistema immunitario li identifica come nocivi, produce anticorpi specifici, ovvero le immunoglobine E (IgE). La sua reazione può avvenire in modalità molto variabili, ma quella più efficace è quella dell’”ipersensibilità immediata”: una volta prodotte, le immunoglobine E attaccano le membrane dei mastociti e restano sulla loro superficie alla seconda esposizione allo stesso antigene. Questo legame induce i mastociti a rilasciare istamina, molecola connessa alla regolazione dei processi di infiammazione, da cui prende il nome il farmaco più richiesto nel periodo primaverile: l’antistaminico. Si presentano così i sintomi dell’allergia, che, a seconda del livello sviluppato dalla persona, possono comprendere rinite, asma, congiuntivite, manifestazioni cutanee, problematiche gastrointestinali ed edema della glottide, fino allo shock anafilattico, la più grave delle reazioni.
 
Come arrivare alla diagnosi di allergia

Per scoprire quali sostanze causano l’allergia il prick test è certamente l’esame più veloce e ha più di un vantaggio: non pone limiti d’età al paziente e si può eseguire in tutte le stagioni, facendo attenzione a sospendere almeno una settimana prima l’eventuale assunzione di antistaminici. Sulla pelle del paziente vengono poggiate gocce di estratti degli allergeni più diffusi e poi la si punge con un ago per consentire l’assorbimento. Basta un’attesa di circa un quarto d’ora per osservare arrossamento e rigonfiamento in corrispondenza dell’allergene coinvolto. A volte il medico può decidere di far eseguire altri esami:
  • la spirometria per valutare la funzionalità respiratoria e la possibile presenza di ostruzioni,
  • l’endoscopia nasale per analizzare le cavità del naso,
  • la citologia nasale per esaminare la mucosa.
Per un accertamento ancora più preciso, è anche disponibile il test molecolare Allergy Explorer, che parte da un normale prelievo di sangue per mappare tutti gli allergeni d’interesse.
 
Quali sono le cure?
Prima di tutto, non bisogna scegliere la via del fai da te, ma farsi guidare da medici specialisti. Le strade sono principalmente due:
●      terapie sintomatiche, che prevedono l’uso di colliri, spray e lavaggi nasali, e antistaminici. Sono metodi indicati nei casi più lievi, soprattutto considerando che gli antistaminici di ultima generazione non incidono su attenzione e sonnolenza quanto le versioni precedenti
●      immunoterapie specifiche, cioè vaccini tramite puntura o somministrazione sublinguale, grazie a cui l’organismo riceve quantità di allergene sempre crescenti: così lo si induce in modo naturale e graduale a tollerarlo
Come ormai in molte branche della medicina, anche nell’allergologia si predilige l’approccio più personalizzato possibile: ogni singolo paziente presenta esigenze definite, che devono quindi essere trattate come tali. Nelle strutture sanitarie GVM Care & Research sono previsti percorsi di diagnosi e cura delle allergie studiati rigorosamente su misura.
 
 
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