By-pass per le patologie ostruttive dell’uretere, ce ne parla il Dott. Galdini
Il dott. Roberto Galdini, Responsabile dell’ Unità Operativa di Urologia di G.B. Mangioni Hospital di Lecco, ci spiega le modalità d’impiego del by-pass ureterale, tecnica minimamente invasiva utilizzata per trattare le ostruzioni ureterali causate da patologia eteroplastica (tumorale).
In medicina con il termine di by-pass intendiamo solitamente l’intervento chirurgico destinato a superare l’ostacolo alla circolazione sanguigna all’interno delle arterie coronarie colpite da patologie.
In cosa consiste il by-pass ureterale sottocutaneo?
“E’ una tecnica - in Italia è conosciuta ma poco utilizzata - che per certi aspetti possiamo annoverare tra le metodiche mininvasive. E’ finalizzata a mettere in comunicazione il rene con la vescica attraverso l’impianto di una protesi artificiale, molto malleabile e realizzata in tessuto, inserita sotto la cute”.
Quando si applica?
“In presenza di patologie ostruttive dell’uretere, in genere ad origine tumorale, e quando lo specialista evidenzia condizioni tali da risultare impossibile la ricanalizzazione dell’uretere dall’interno pregiudicando il normale flusso dell’urina dal rene alla vescica”.
Come viene vista dagli altri stati Europei?
In Europa nel 2014 sono stati posizionati 87 by-pass Detour, pertanto è confermata la sua validità terapeutica soprattutto rivolta al sesso femminile in quanto la patologia eteroplastica dell’utero e dell’ ovaio può compromettere maggiormente gli ureteri nella loro funzione.
Perché scegliere il by-pass ureterale?
“Di norma a questi pazienti viene posizionato un catetere esterno, chiamato nefrostomia, che da un lato entra nel rene e dall’altro sta al di fuori del corpo. Questo tubicino crea notevole disagio non solo a livello fisico e può andare incontro a sposizionamento che richiedono procedure d’urgenza per il corretto ripristino. Pertanto si cercano soluzioni definitive che permettano una vita socialmente attiva. L’urologo sfrutta un accesso in percutanea del rene - come accade nella nefrostomia tradizionale - inserendo un estremo della protesi nei calici inferiori della ghiandola e tramite un’apposita manovra detta tunnelizzazone (passaggio sottocute) collega il by-pass alla vescica dopo aver praticato una ridottissima incisione nella stessa”.
La protesi va incontro ad usura nel tempo e deve essere sostituita?
“All’estero è stata certificata una durata oltre i 10 anni e nessun problema di rigetto. L’intervento viene completato in circa 2 ore, in base alla costituzione del soggetto, e richiede una degenza ospedaliera di 6-7 giorni”.
E’ necessario sottoporsi a controlli periodici?
“Il follow up è rivolto alla patologia di base. Nel decorso post operatorio può essere consigliata una terapia farmacologica specifica per l’irritazione vescicale”.
Chi fa chemio o radioterapia accusa fastidi e disturbi?
“No. Prima di affrontare il percorso chemio o radioterapico è consigliabile sottoporsi a by-pass ureterale così da migliorare la qualità della vita”.
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