Il discorso del Presidente Sansavini alla cerimonia di riapertura di Maria Cecilia Hospital

Desidero porgere un caloroso benvenuto alle Autorità qui convenute e a tutti coloro che oggi hanno deciso di partecipare alla cerimonia di riattivazione delle degenze e delle attività clinico-assistenziali di Maria Cecilia Hospital.
Proprio questa mattina ho avuto l’onore di incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, la Vicepresidente Irene Priolo e il Sindaco di Forlì Gian Luca Zattini che mi hanno espresso la loro vicinanza a tutti i lavoratori e alle loro famiglie nonché al Maria Cecilia Hospital, affinché ve la potessi significare espressamente.

Rivolgo un ringraziamento particolare a Raffaele Donini, Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna e Coordinatore della Commissione Salute nazionale che oggi ci onora con la propria presenza e che ci è stato vicino durante i giorni bui dell’emergenza, facendoci sentire la vicinanza delle Istituzioni Regionali.

I riflettori sono stati accesi per giorni sulla Romagna e sulle sorti della nostra struttura. Mi hanno commosso profondamente le testimonianze di vicinanza e di solidarietà ricevute da ogni parte d’Italia e dall’estero. Ma ciò che più mi ha toccato nel profondo sono state la partecipazione e la dedizione di coloro che hanno contribuito senza sosta e con immani sforzi a prendersi cura dei pazienti e a salvare il nostro ospedale nella notte dell’alluvione tra il 17 e il 18 maggio.
Il mio primo pensiero è rivolto a tutte le persone che sono state colpite duramente dall’alluvione e che ancora subiscono i disagi e i danni provocati dalle esondazioni che hanno devastato la Romagna e soffrono per le ferite interiori lasciate da questa terribile esperienza.
Anche il nostro ospedale è stato profondamente segnato dalla catastrofe con danni irreparabili subiti dai due acceleratori lineari, alla TAC e alla Gamma Knife, nonché da tutto il piano interrato completamente allagato e devastato dall’impeto delle acque e tutto il piano terra della struttura, con ripercussioni molto importanti sia sulle dotazioni tecniche che sugli impianti, gli ascensori, gli arredi e le tecnologie.
Ogni persona che ruotava attorno al nostro ospedale si è ritrovata qui o lontano da qui, ma legata alle sorti di questo luogo, per lavoro, per salute, per scelta o per necessità.

L’alluvione della Romagna ha risvegliato nelle coscienze un concetto sopito in molti di noi, quello della fragilità e della transitorietà. Tutti noi lo abbiamo vissuto in quei giorni, ciascuno alle prese con le proprie paure.

Ma c’è stato qualcosa che ha fatto la differenza. Le persone di questa terra si sono riscoperte ancora più generose e solidali, più disposte a rispondere con apertura del cuore alle necessità di chi non aveva più la forza di sostenere il peso della propria sofferenza da solo.
Abbiamo temuto tutti per qualcuno o per qualcosa, ma abbiamo saputo reagire. Maria Cecilia Hospital si è ritrovata improvvisamente a dover evacuare in poche ore 180 pazienti di cui 16 in Terapia Intensiva, tra l’altro con ambulanze ed elisoccorso in condizioni difficili.
Poi è subentrato lo sconforto per il fermo attività, per l’impossibilità per questa struttura di erogare l’assistenza che da 50 anni viene assicurata con continuità. È stato un duro colpo per noi. Maria Cecilia Hospital è considerata dai nostri pazienti, dalle loro famiglie e da tutti noi come una casa, un luogo di cura, ma prima di tutto un punto di riferimento con il quale in quella notte si sono persi tutti i contatti, senza alcuna previsione del dopo catastrofe.

Forse ci voleva proprio un evento di rottura per capire quanto ci sta a cuore questo ospedale, le persone che ci lavorano, i pazienti che si riferiscono ad esso.
L’organizzazione si è subito dispiegata per supportare la struttura in difficoltà attraverso la rete di ospedali GVM dell’Emilia-Romagna che ha accolto i pazienti prontamente evacuati grazie ad un sistema di trasporto in condizioni di sicurezza organizzato da Maria Cecilia Hospital e da GVM, in unione con le istituzioni, verso le proprie strutture sorelle.
Presso di esse abbiamo riprogrammato tutte le attività chirurgiche per dare continuità di cura ai nostri pazienti così come abbiamo assicurato continuità di prestazioni diagnostiche ed ambulatoriali facendole convergere sul Centro Diagnostico avanzato delle Terme di Castrocaro, offrendo ospitalità presso il Grand Hotel Terme di Castrocaro a parte dei pazienti dimessi che non potevano fare ritorno immediato alle loro case, trasferendoli direttamente con i nostri servizi navetta.

In un metro di acqua c’era il personale della struttura, c’erano i nostri servizi di manutenzione, i nostri tecnici, i nostri ingegneri, i nostri infermieri, i nostri medici, i nostri impiegati, i nostri addetti alla sanificazione, persino i nostri avvocati e i nostri manager, non solo di questa zona ma provenienti anche da altre parti d’Italia, ed in particolare dalle strutture della Puglia.

Voglio tributare un omaggio a tutti coloro che sono venuti in soccorso a fianco delle nostre donne e dei nostri uomini in quelle prime ore di emergenza, a cominciare da Prefettura di Ravenna, Questura di Ravenna, Commissariato PS di Lugo, Arma dei Carabinieri, Esercito Italiano, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Polizia Locale della Bassa Romagna, 118, Pubblica Assistenza, Croce Italia Santarcangelo, First Aid One Servizi di Emergenza, La Sorgente Onlus.

Questo evento avverso ci ha dato la possibilità di confermare che Maria Cecilia Hospital e GVM Care&Research si sono impegnate nell’attività che ci è stata assegnata non solo in termini qualitativi, ma anche organizzativi, gestionali e di responsabilità nei confronti dei pazienti e della Regione Emilia-Romagna, così come di tutte le Regioni di provenienza dei nostri pazienti, avendo capacità organizzativa, gestionale e di presa in carico, secondo un modello di rete regionale che ha dimostrato la propria tenuta grazie alle donne e agli uomini che lavorano con noi.
Un’altra chiave di lettura di questo evento potrebbe essere quella di far capire che il bene comune passa anche attraverso l’impresa privata. Noi siamo parte del sistema, eroghiamo un pubblico servizio e sappiamo rialzarci e ricominciare grazie alle nostre forze. Il nostro primo impegno è assicurare l’erogazione di prestazioni di alta specialità e di alta complessità ai pazienti che attendono di essere curati, che hanno diritto di essere curati, soprattutto oggi, dopo i tremendi accadimenti che hanno scosso la nostra terra.
Oggi non siamo qui per autocelebrarci, ma per mostrare che Maria Cecilia Hospital e GVM Care&Research sono nuovamente a fianco del Servizio Sanitario Nazionale, ne fanno parte, sono operativi e pronti a riaccogliere i nostri pazienti e le loro famiglie.

Abbiamo compiuto il nostro dovere in qualità di player inseriti nel Sistema Salute Regionale e abbiamo fatto un buon lavoro, tanto che dopo 10 giorni siamo pronti a riaprire, con il sorriso e l’accoglienza che ci è propria. Tutto ciò conferma una nostra certezza: fare squadra fra noi per fare squadra con il SSN.
I ringraziamenti sono la parte più difficile. In quei giorni ho incontrato e ringraziato personalmente molti di coloro che erano presenti qui al Maria Cecilia Hospital e per l’emozione ora temo di dimenticare qualcuno. Se così fosse, chiedo scusa anticipatamente, ma rassicuro sul fatto che girando per tutti i corridoi ho conservato l’immagine di ognuno di loro.

Con molti di Voi ho parlato, con altri ho mangiato, altri li ho visti chini a pulire il fango senza fermarsi mai, neanche per un minuto, sparendo poi verso casa senza mai dare evidenza della loro presenza, senza far pesare il proprio contributo.

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