Ipertrofia prostatica benigna: una possibile causa dell’incontinenza maschile

L’ipertrofia prostatica benigna (IPB), indicata anche con il nome di adenoma prostatico, è una patologia di natura tumorale benigna caratterizzata da un aumento delle dimensioni della prostata. La prostata, che in condizioni di normalità ha le dimensioni e la forma di una castagna, è la più importante delle ghiandole a secrezione esocrina maschili. Il secreto prostatico si riversa nell’uretra ed entra a far parte del liquido seminale. 

Verso i 50 anni di età, in quasi tutti gli uomini, si assiste a una crescita della ghiandola prostatica e a un’alterazione delle sue normali funzionalità. In alcuni casi, la crescita può essere tale da impedire il normale flusso dell’urina e favorire la comparsa di disturbi urinari di varia natura, quali nicturia, cistite e, talora, problemi di incontinenza urinaria. Può inoltre favorire la comparsa di diverticoli vescicali e calcoli vescicali. Questo a causa della sua vicinanza con l’uretra e la vescica. 

Secondo quanto riportano i dati a soffrire di ipertrofia prostatica benigna sono circa 6 milioni di italiani e la sua incidenza aumenta con l’avanzare dell’età. Di questi 6 milioni, solo circa il 22% segue una terapia farmacologica sotto controllo medico. La maggior parte ricorre o ricorre al fai da te o non dà il giusto peso ai sintomi, spesso imputati all’invecchiamento. 

Sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna 

I sintomi più frequenti dell’ipertrofia prostatica benigna sono:
  • bisogno frequente di urinare
  • incontinenza urinaria 
  • bruciore e dolore al basso ventre
  • sensazione di non riuscire a svuotare completamente la vescica 
  • flusso urinario debole
  • presenza di possibili tracce di sangue nell’urina 
  • urgenza minzionale
Al fine di evitare che l’ipertrofia prostatica benigna possa dar luogo a complicanze, quali infezioni ricorrenti del tratto urinario, calcolosi vescicale, ritenzione urinaria, sovradistensione della parete vescicale con danno alla capacità di svuotamento e problemi renali, è opportuno rivolgersi al medico urologo non appena si avvertono i primi sintomi della patologia. 
In linea generale, è consigliabile eseguire una prima visita di controllo dall’urologo già a 40 anni. 

Come viene fatta la diagnosi

La diagnosi dell’ipertrofia prostatica benigna viene fatta attraverso l’anamnesi del paziente e l’esame della prostata. L’esame viene eseguito durante l’esplorazione rettale con la palpazione della ghiandola prostatica.  
Nel caso in cui il medico, durante l’esame, si accorga di un’alterazione delle normali caratteristiche della ghiandola prostatica, procederà a un esame ecografico di approfondimento e a una uroflussometria. . 

Come si interviene 

Nella fase iniziale del disturbo è possibile intervenire sui sintomi dell’ipertrofia prostatica con un’adeguata terapia farmacologica
In alcuni casi, invece, il medico può ritenere opportuno intervenire o chirurgicamente o con la termoablazione laser, un nuovo e innovativo sistema che sfrutta l’azione del calore per distruggere le cellule bersaglio. 
La termoablazione laser è un intervento microinvasivo che viene eseguito dal medico per via trans-perineale, senza toccare le vie urinarie, per il quale non è necessaria l’anestesia generale. La procedura viene eseguita in regime ambulatoriale e nella maggior parte dei casi il paziente può tornare a casa il giorno stesso. La termoablazione laser offre inoltre il grande vantaggio di preservare le funzioni biologiche maschili (eiaculazione e minzione) nel 100% dei casi. Il candidato ideale a questa procedura è un paziente anziano con comorbidità.
Per maggiori informazione sui percorsi di prevenzione consulta la sezione dedicata 
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Revisione medica a cura di: Dott. Mauro Mari
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