Il Fatto Quotidiano - Biosensore regolato via web, così con 6 bypass correrà la maratona di New York

di Giulia Zaccariello

Cotignola (Ravenna), 2 novembre 2011 - A controllarlo in tempo reale, dall'altra parte dell'oceano dall'ospedale di Cotignola, il professor Noera: "È il risultato dell'unione tra medicina e tecnologia e permette di seguire il paziente in libertà prevenendo attacchi di cuore. Spero che in futuro lo usi l'intera popolazione in modo da decongestionare il sistema sanitario"

Correrà la gara più famosa del mondo di nuovo da solo. Senza un medico a fianco, nonostante i sei bypass. O meglio, un medico ci sarà, ma seguirà l’attività del suo cuore dall’altra parte del mondo, da Cotignola vicino a Ravenna. Così l’atleta cinquantenne bolognese Lorenzo Lo Preiato proverà a bissare l’impresa dell’anno scorso, quando partecipò alla maratona di New York senza assistenza diretta, ma costantemente controllato a distanza grazie a un biosensore miniaturizzato. Questa volta però Lo Preiato, uno dei fondatori dell’associazione sportiva Vp8.15, sarà alla guida di una squadra tutta made in Bologna, composta da Renato Villalta, leggenda del basket bolognese, dall’avvocato di Cento Gianna Casellida, da Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente del Mambo e dalla debuttante Raffaella Nicotra. Un’ avventura impensabile fino a qualche anno fa: “È solo grazie alla scienza che domani potrò andare a New York da atleta e non da turista – ha commentato Lo Preiato alla vigilia della partenza per gli Stati Uniti – Mi piacerebbe che tutti quelli che sono stati toccati dalla malattia possano ripartire come ho fatto io”. Come nel 2010 a fare da supervisore all’impresa dell’atleta ci sarà Giorgio Noera, cardiochirurgo del Maria Cecilia Hospital di Cotignola e presidente di “Health Ricerca e Sviluppo”, progetto di collaborazione nato nel 2001 tra l’Università di Bologna, Confindustria Emilia Romagna e la Giardino Santa Lucia. Il medico (lo stesso che operò Lo Preiato sette anni fa) controllerà le prestazione del cuore dell’atleta lungo le 26 miglia del percorso della maratona dal suo computer, mettendole poi a confronto con l’attività dei “cuori sani” degli altri componenti del team bolognese. Un monitoraggio costante, interamente eseguito a distanza grazie a un sofisticato apparecchio di tele-cardiologia a trasmissione cellulare. Semplificando si può pensare a una sorta di “social network cardiologico”, continuamente aggiornato dagli “sms” inviati dal dispositivo ancorato sul bordo dei pantaloncini dell’atleta: “Il principio è simile – ha spiegato il professor Noera – utilizzerò il web per seguire Lorenzo in tempo reale, dall’altra parte dell’Oceano”. La tecnologia che oggi permette all’atleta bolognese di volare con i suoi bypass fino a New York e di affrontare la maratona più famosa al mondo, si chiama Bluecardio, e consiste nella presenza di un biosensore per la rilevazione dei segnali elettrici cardiaci. Alimentato a batterie, Bluecardio ha le dimensioni di un cellulare ed è in grado di trasmettere i tracciati in formato digitale a un qualsiasi computer fisso o portatile. “È il risultato dell’unione tra medicina e tecnologia e permette di seguire il paziente in libertà e allo stesso tempo di prevenire attacchi di cuore. Questo vuol dire che è uno strumento di diagnosi e allo stesso tempo di controllo e prevenzione”. Una vittoria per Noera che a questo progetto ha lavorato dieci anni. “Trovare le risorse per la ricerca è stato faticoso come fare un rodeo – ha raccontato –. In Italia i progetti di salute pubblica esistono, bisogna solo incentivarli e applicarli”. Una volta conquistata la maratona di New York, l’obiettivo del cardiochirurgo è riuscire a estendere questa tecnologia all’intera popolazione. “È necessario dare vita a un sistema che faccia risaltare le eccellenze come questa, affinché possano avvantaggiarsene tutti”. In questo modo, secondo il professore, non solo si riuscirebbe ad abbattere barriere considerate fino a poco tempo fa impenetrabili, ma si potrebbe anche decongestionare il nostro sistema sanitario. “Pensate quanto potremmo risparmiare in termini di costi e di energie riducendo al minimo gli spostamenti dei pazienti”.

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