Sindrome metabolica: gli esami da effettuare

La sindrome metabolica è una condizione che comprende tanti fattori di rischio, legati a sovrappeso e obesità, e può essere responsabile a lungo termine dello sviluppo di diabete o patologie a carico del sistema cardiovascolare. Il ruolo della diagnosi precoce è quindi sostanziale. 

La diffusione della sindrome metabolica è in continuo aumento a causa dei tassi di obesità tra gli adulti, tanto che in futuro la sindrome potrebbe superare il fumo come il principale fattore di rischio per le patologie cardiache. Seguendo le linee guida approvate dall’American Heart Association, ecco di seguito i parametri a cui prestare attenzione.
 

Come si diagnostica la sindrome metabolica

La prima cosa da fare è consultare il medico, che durante la visita misurerà peso corporeo, circonferenza addominale e pressione arteriosa. L’obesità è infatti un fattore fondamentale nello sviluppo della sindrome: si misura attraverso l’indice di massa corporea (BMI), che, se superiore a 25, indica un rischio di sindrome metabolica molto più elevato. Ulteriore segnale è un girovita che misura più di 102 cm di nell’uomo e più di 88 cm nella donna (più frequente dopo la menopausa).

La sindrome metabolica viene individuata anche grazie a elevati valori di pressione arteriosa: superiori a 130 per la sistolica o superiori a 85 per la diastolica. Possono anche risultare troppo alte entrambe. Ma non sono questi gli unici criteri da tenere sotto controllo.
 

Sindrome metabolica ed esami

Importantissimi per diagnosticare la sindrome metabolica sono gli esami del sangue, poiché aiutano a mettere in luce possibili fattori determinanti attraverso la misurazione di valori precisi: 
  • Glicemia: se a digiuno il livello di glucosio, che è il prodotto di sintesi in seguito all’assunzione dei carboidrati, supera i 100 mg/dl, si può considerare una situazione d’allerta. Si tratta di diabete se supera i 125 mg/dl. Per studiare l’entità di intolleranza al glucosio, si può procedere con la curva glicemica: la concentrazione di zuccheri nel sangue viene misurata a digiuno e in seguito dopo la somministrazione orale di una soluzione zuccherina. 
  • Trigliceridi, i grassi sintetizzati a seconda della dieta. Livelli troppo alti (più di 150 mg/dl) possono impattare sull’insorgere di patologie cardiovascolari e non solo.
  • Colesterolo totale, colesterolo HDL (“buono”) e colesterolo LDL (“cattivo”). In quanto fonte d’energia per il nostro corpo, il colesterolo deve presentare valori equilibrati, in particolare nella relazione fra colesterolo HDL ed LDL. Possono essere indicativi di sindrome metabolica livelli troppo elevati di colesterolo totale (più di 200 mg/dl) e troppo bassi di colesterolo HDL (meno di 40 mg/dl negli uomini e meno di 50 mg/dl nelle donne). 
  • Allarmante è anche una quantità nel sangue superiore a 7,0 mg/dl di acido urico, scoria del metabolismo delle cellule. 

In generale una persona con sindrome metabolica è associata a un rischio due volte maggiore di sviluppare malattie cardiache e cinque volte maggiore di sviluppare il diabete rispetto ad una persona sana.

Per curare la sindrome metabolica e ridurre i rischi per la salute a cui questa può condurre il modo migliore è svolgere regolarmente attività fisica, anche leggera, ridurre il peso corporeo e seguire una dieta bilanciata. È inoltre possibile, nel caso in cui lo specialista lo reputi necessario ed esclusivamente dietro prescrizione medica, associare all'attività fisica e alla dieta alimentare l'assunzione di farmaci per ridurre la pressione arteriosa e la glicemia.
 
 
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