Ritmo cardiaco: cos’è e perché è importante non superare una certa soglia

Al “batticuore” sono stati dedicati romanzi, poesie, quadri, testi di canzoni, tuttavia il ritmo cardiaco - al di là del romanticismo e della normale condizione di aumento della frequenza sotto sforzo (fisico o emotivo) - è un importante indicatore della salute del muscolo cardiaco e dell’organismo in generale.

Del resto, grazie a strumenti come il cardiofrequenzimetro, disponibile oggi sul mercato in dimensioni ridotte e a prezzi contenuti, sportivi e non possono tenere sotto controllo la regolarità del ritmo e la frequenza cardiaca quotidianamente. Ma quali sono i valori normali e quando si può parlare di alterazioni del ritmo cardiaco? Vediamolo insieme.

Cos’è il ritmo cardiaco e come si misura

Il ritmo cardiaco è la cadenza dei battiti, delle pulsazioni, che permettono al cuore di contrarsi e pompare il sangue in circolo in tutto l’organismo. La frequenza cardiaca è la velocità di queste contrazioni espressa in numero di battiti al minuto.

La frequenza cardiaca si misura, appunto, contando il numero delle pulsazioni durante un minuto.

La frequenza cardiaca si rileva grazie alle pulsazioni delle arterie principali nei punti in cui si trovano più vicine alla superficie cutanea. In particolare, il battito si percepisce premendo con i polpastrelli delle dita di indice e medio sulle arterie di:
  • polso;
  • collo;
  • tempe;
  • retro del ginocchio:
  • caviglia;
  • inguine;
  • ascelle;
  • dorso del piede.
Le pulsazioni si possono anche misurare con appositi device, come il cardiofrequenzimetro, utilizzato nel pratico formato da polso simile a un orologio soprattutto dagli sportivi durante la corsa o altre attività aerobiche intense, per tenere sotto controllo i battiti e regolare di conseguenza il lavoro.

Per quanto riguarda la diagnostica, è l’elettrocardiogramma (ECG) a 12 derivazioni a riposo l’esame che permette di misurare con precisione il ritmo del cuore e, dunque, individuare eventuali alterazioni.

Valori normali di ritmo cardiaco

In base ai parametri riferiti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), la frequenza del battito del cuore a riposo dovrebbe essere regolare e, generalmente, negli adulti sani compresa tra 60 e 100 battiti al minuto.

I valori dipendono, infatti, oltre che dalle condizioni di salute anche dall’età del soggetto. Nei neonati vanno dalle 70 alle 190 pulsazioni ogni 60 secondi; nei bambini in media da 75 a 115; negli adolescenti da 70 a 120 circa.

Alterazioni del ritmo: con quali valori di ritmo si parla di brachicardia e quando di tachicardia

Le alterazioni del ritmo, o aritmie, sono sequenze di pulsazioni cardiache irregolari, con un battito anomalo, un battito accelerato o rallentato rispetto al valore ottimale del soggetto.

Le aritmie vengono solitamente diagnosticare attraverso l’esecuzione di un semplice elettrocardiogramma (ECG) a 12 derivazioni, e l’alterazione può avere origine principalmente da cardiopatie congenite o acquisite (coronaropatie, difetti delle valvole cardiache, insufficienza cardiaca e sindromi aritmogene quali la sindrome di Brugada); anomalie anatomiche congenite o l’utilizzo di farmaci.

Sempre secondo l’ISS, si parla di tachicardia quando la frequenza cardiaca è superiore a 100 battiti al minuto. Di bradicardia se la frequenza cardiaca è inferiore a 50 pulsazioni al minuto.

Queste variazioni della frequenza cardiaca possono anche essere “fisiologiche” e, dopo essere state approfondite con il medico, non devono far allarmare, anche se vanno tenute sotto controllo con regolari visite dallo specialista cardiologo o aritmologo. Diventano patologiche quando sono frequenti e portano a sintomi come:
  • svenimento (sincope);
  • fiato corto (dispnea);
  • dolore al petto (angina);
  • palpitazioni (cardiopalmo).

Differenza tra tachicardia e fibrillazione atriale

Come già accennato, per tachicardia si intende l’aumento della frequenza cardiaca al di sopra dei 100 battiti al minuto e può essere regolare o irregolare.
 
La fibrillazione atriale, invece, è un tipo di aritmia che spesso è tachicardica e che viene avvertita da chi ne è affetto come battito cardiaco accelerato e irregolare.

Nonostante possa coinvolgere anche persone giovani (soprattutto gli atleti), colpisce principalmente gli anziani e, nel dettaglio, l’8,1% degli italiani oltre i 65 anni, come rilevato dal “Progetto FAI: la Fibrillazione Atriale in Italia”, del Centro per il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute, con i dati pubblicati sulla rivista Europace, organo ufficiale della European Society of Cardiology e della European Heart Rhythm Association.
Non si tratta di una patologia grave di per sé, ma è importante trattarla in maniera adeguata per prevenire insufficienza cardiaca e ictus cerebrali ischemici.

Battiti sotto sforzo: calcolare la frequenza cardiaca massima

Il battito cardiaco aumenta fisiologicamente sotto sforzo e, per essere sicuri di non oltrepassare i limiti mettendo a rischio la propria salute, è necessario tenerlo sotto controllo.

Il cardiofrequenzimetro da polso è uno strumento molto utilizzato tra gli sportivi che praticano discipline dalle prestazioni elevate e, di conseguenza, che portano a un aumento rilevante del battito cardiaco (come corsa, ciclismo, ginnastica aerobica, canottaggio). Specialmente in soggetti a rischio (oltre i 50 anni, ipertesi, con ipercolesterolemia o diabete mellito), una frequenza troppo alta potrebbe, infatti, favorire lo scatenarsi di eventi cardiovascolari. D’altra parte, lo sforzo durante l’allenamento è fondamentale per ottenere benefici e per un lavoro aerobico efficace.

La soglia che è raccomandato non superare sotto sforzo equivale all’85% della frequenza cardiaca massima teorica (FCmax). La Formula più utilizzata per calcolare la FCmax è quella di Cooper, per cui la frequenza cardiaca massima è uguale a 220 meno l’età di un soggetto. La soglia da non superare sarà l’85% del numero ottenuto. Per esempio, nel caso di una persona di 42 anni, la frequenza massima teorica è di 178 pulsazioni al minuto (220 - 42) e, durante gli allenamenti o in generale sotto sforzo, è opportuno non superare i 151 battiti al minuto (85% di 178).

In particolare, se i battiti si attestano a:
  • meno del 60% della FCmax, si è in una fase di riscaldamento o defaticamento, che non stanca il cuore, ma non permette nemmeno di allenarsi;
  • tra il 60 e il 75% della FCmax, si è in una fascia intermedia di intensità, consigliata per chi è agli inizi dell’attività sportiva o per chi presenta fattori di rischio cardiovascolare;
  • tra il 75 e l’85% della FCmax, si è in una fase di lavoro intenso, da intraprendere solo dopo visita medica ed elettrocardiogramma e/o ecocardiogramma, se si vuole fare sport oppure se comunque non si è allenati.
  • più dell’85% della FCmax, si tratta di una frequenza cui dovrebbero arrivare solo sportivi che praticano agonismo e vengono attentamente monitorati.
Nel caso durante l’attività fisica si dovessero notare cambiamenti repentini e/o immotivati di frequenza cardiaca, è necessario rivolgersi a uno specialista aritmologo per indagare su eventuali aritmie e sulle loro origini.
RESTA INFORMATO.
Una corretta e costante informazione è alla base di ogni cura. Ricevi i nostri aggiornamenti via email!
anni
Una corretta e costante informazione è alla base di ogni cura.
Ricevi tutti gli aggiornamenti via email.

Iscriviti alla Newsletter

Il magazine online

GVM Magazine
Progetta la salute
Scarica GVM News