Claustrofobia: cos'è e come gestirla
Dal latino claustrum «luogo chiuso» e dal greco phobos «panico, paura, », viene definita come la sensazione di
angoscia e soffocamento all’interno di spazi ristretti o chiusi che in alcuni casi porta la persona a evitare luoghi o situazioni che possono dare un senso di oppressione. I sintomi variano da persona a persona, ma la claustrofobia generalmente provoca sudorazione, brividi, tachicardia, difficoltà nella respirazione, attacchi di panico. In situazioni simili, il soggetto farà di tutto per uscire all’aperto e godere pienamente di quel senso di libertà che solo il sentirsi “libero di respirare” gli può consentire.
Ecco perché numerose persone riferiscono di temere di fare esami come l’
Risonanza Magnetica ( RM ) o la
Tomografia Computerizzata ( TC) ed è per questo che i macchinari di ultima generazione sono concepiti con caratteristiche sempre più orientate al comfort del paziente, con gantry – la cavità interna del macchinario – più ampi e corti adatti anche a tipologie di corporatura e condizioni fisiche diverse, sistemi di intrattenimento audiovisivo e tempistiche d’esame più rapide.
Per alcune tipologie di esami sono inoltre disponibili macchinari dotati di sistemi di specchietti e schermi che consentono al paziente di visualizzare gli spazi esterni o perfino vedere immagini o filmati rilassanti.
Oltre seguire le checklist di preparazione indicate per ciascuno di questi due esami, un paziente che soffre di claustrofobia o che semplicemente si sente preoccupato e in ansia può seguire alcuni di questi consigli:
- Informarsi sulle modalità di preparazione e svolgimento dell’esame, ma anche su come funzione il macchinario, in modo da eliminare l’incognita della procedura e rafforzare la consapevolezza di poterla affrontare
- Durante l’esame, pensare a qualcosa di rilassante e piacevole, per contrastare il significato negativo che si associa all’esperienza
- Tenere gli occhi chiusi. Può capitare che l’agitazione e la paura di perdere il controllo portino ad aprirli involontariamente: per evitarlo, basta coprirli con un piccolo asciugamano o una mascherina.
Conoscere consente ridurre la paura dell’ignoto e vivere più serenamente il momento
E se non basta, è importante sapere che c’è la possibilità di richiedere preventivamente di ricorrere a una sedazione cosciente. L’anestesista somministra per via endovenosa un farmaco ansiolitico paziente, che resta vigile ed è al contempo rilassato. Questa opzione, controllata, sicura ed efficace, è particolarmente valida per i casi di claustrofobia più gravi.
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