Tipologie di tumore al seno

Un terzo delle forme tumorali che interessa le donne in Italia è quello al seno, che interessa 50.000 donne ogni anno e che, seppur in maniera molto rara, può riguardare anche gli uomini. Più la diagnosi è precoce, più possibilità si hanno di guarigione: il 38% delle 500 mila donne che hanno sofferto di questo tipo di tumore, lo hanno superato da oltre 10 anni. Pur essendo, infatti, uno dei tumori più diffusi nelle donne, grazie alla prevenzione precoce, è anche uno di quelli a maggior tasso di guarigione1

Nonostante si parli genericamente di tumore al seno, ne esistono diverse forme, che si distinguono in base alla natura delle cellule tumorali e al grado di invasività: si definisce invasivo se le cellule cancerogene si propagano oltre il seno, mentre nella forma non invasiva – o in situ – tali cellule sono limitate ai dotti o ai lobuli (i primi sono dei condotti ramificati che collegano il capezzolo ai lobuli, le strutture ghiandolari che costituiscono la ghiandola mammaria).

Tipi di tumore al seno, diffusione e aggressività
Le forme invasive si distinguono per diffusione e pericolosità: 
  • carcinoma duttale: si tratta della forma più comune – che colpisce fino all’80% delle donne – in cui le cellule tumorali, dai dotti galattofori si estendono fino al tessuto connettivo; se raggiungono la ricca rete di vasi sanguigni della mammella possono diffondersi anche in altre parti del corpo. I segnali che indicano la possibile presenza di questo tipo di lesione sono: il nodulo al seno, che può avere anche la forma di un grumo riconoscibile al tatto e che non sempre è doloroso, la formazione di fossette sulla pelle del seno, la fuoriuscita di secrezioni anomale dal capezzolo e le alterazioni del colore della pelle intorno alla mammella. Di questo tipo, la forma più pericolosa è il carcinoma duttale in situ che, può riformarsi anche dopo l’asportazione, diventando infiltrante. La pericolosità di questo tipo di tumore sta nel fatto che non è palpabile durante il test di auto-palpazione, che rimane la prima forma di controllo e di diagnosi precoce. 
  • carcinoma lobulare: è la seconda forma più diffusa, che colpisce circa il 15% delle donne con questa tipologia di tumore; ha origine nei lobuli e si estende al tessuto connettivo e a quello adiposo. Il carcinoma lobulare in situ è la forma meno pericolosa che si possa sviluppare: viene definita una forma precancerosa, che rappresenta, più che un tumore vero e proprio, un rischio di sviluppare la malattia. Di solito si interviene asportando l’area interessata dalla presenza di cellule anomale. 
  • carcinoma tubulare, papillare, mucinoso e cribriforme: si tratta di altre forme invasive meno diffuse. 
Gli stadi del tumore 
Indipendentemente dalla forma sviluppatasi, ognuno di essi viene suddiviso per stadi in base alla grandezza del tumore originario, alla presenza di metastasi – cioè di cellule tumorali che sono emigrate in altri organi – e all’estensione ai linfonodi

In base allo stadio i medici possono decidere il tipo di trattamenti e cure da intraprendere: 
  • stadio 0: il carcinoma – duttale o lobulare – è in situ e rappresenta un campanello di allarme di un possibile rischio di sviluppare il tumore;
  • stadio I: la lesione non è più grande di 2 cm e non presenta metastasi;
  • stadio II: pur mantenendo le dimensioni del tumore allo stadio I, sono coinvolti i linfonodi delle ascelle. In alcuni casi, può essere di oltre 2 cm ma senza coinvolgere i linfonodi;
  • stadio III: le dimensioni non sono uniformi, ma i linfonodi sono sempre coinvolti, così come possono esserlo anche i tessuti attorno al seno;
  • stadio IV: il cancro si presenta con metastasi che hanno attaccato anche gli altri organi vitali. 

Prima il tumore viene individuato, più possibilità si hanno di sconfiggere questo nemico definitivamente: secondo le stime, il 98% delle donne con tumore allo stadio 0 sopravvive a cinque anni dalla malattia, pur avendo delle recidive. L’aspettativa di vita nelle donne a cui viene diagnosticato un tumore allo stadio IV è, invece, più breve2: per questo diventa fondamentale fare prevenzione e sottoporsi a indagini di screening che permettono di fare diagnosi precoce della malattia. A parte l’esame dell’autopalpazione, che è un buon modo per tenere sotto controllo la salute del proprio seno, è bene fare delle visite senologiche in centri specializzati come le Breast Unit all’interno delle strutture GVM Care & Research, durante la quale vengono eseguiti  esami diagnostici fra i quali: la mammografia, l’ecografia mammaria e ascellare, la risonanza magnetica per escludere la presenza di lesioni mammarie. L’équipe multidisciplinare e multiprofessionale delle Breast Unit, composta da specialisti dedicati alla senologia, possono seguire le pazienti dalla prevenzione, all’eventuale trattamento e al follow up, fornendo le informazioni necessarie per prevenire ed eventualmente affrontare la malattia, oltre che sostegno psicologico.

1  AA.VV., Tumore al seno. Domande e risposte dalla diagnosi al dopo cura, Fondazione Umberto Veronesi- per il progresso delle scienze.
2 Ibidem.

 
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