Immersioni, sì, ma in sicurezza

Un tuffo dove l’acqua è più blu, e pronti a immergersi nei fondali alla scoperta delle meraviglie che il mare nasconde. Le immersioni subacquee sono una delle attività preferite di quanti in estate – ma anche in inverno, nelle località tropicali – non sanno rinunciare alla vacanza al mare. E gli appassionati di immersioni sono sempre di più, dicono le stime di PADI, il Professional Association of Diving Instructors, principale organizzazione di addestramento subacqueo nel mondo, che conta 500 mila praticanti solo in Italia. 

Sebbene possa trattarsi di un’attività ludico-ricreativa, è un vero e proprio sport di avventura che richiede buona forma fisica (con certificato di idoneità), adeguato training formativo e rispetto delle regole al fine di poter fare immersioni in sicurezza, evitando di esporsi a rischi per la salute che possono anche diventare seri.
Le immersioni sono forse lo sport in grado di trasmettere emozioni uniche, poiché viene praticato in un ambiente meraviglioso, che però può nascondere anche insidie e pericoli di origine naturale, aumentati da quelli che possono sorgere per un comportamento sprovveduto o troppo alla leggera. Il primo obiettivo dev’essere quello di immergersi senza mettere in pericolo la propria vita: per questo è necessario sottoporsi alle visite mediche raccomandate e seguire i consigli su cosa fare e non fare prima, durante e dopo un’immersione.

Ci vuole un fisico bestiale

Durante le immersioni possono verificarsi imprevisti che possono creare situazioni difficili da gestire, sia perché ci si trova sott’acqua, sia perché cambia radicalmente la pressione dell’ambiente. Se non avete mai nuotato sott’acqua, inoltre, dovete prima di tutto abituarvi a farlo con la muta e l’attrezzatura necessaria, che possono rendere i vostri movimenti impacciati. 
Non improvvisatevi subacquei: essendo uno sport, l’immersione richiede un’adeguata preparazione fisica, necessaria per rinforzare i muscoli delle gambe e dei glutei, ma anche di braccia, addome e schiena per riuscire a muoversi nella pressione crescente ed evitare che, durante l’esplorazione dei fondali, si verifichino crampi muscolari. L’attività fisica permette, infine, di aumentare la capacità polmonare, indispensabile per poter rimanere sott’acqua.
Utile è anche una preparazione che permetta di gestire imprevisti molto comuni sott’acqua, come dolore alle orecchie che può diventare insopportabile e respiro irregolare, perché si tende a rimanere in apnea o a causa dell’aumento del volume polmonare.

Come immergersi in sicurezza

Per andare sott’acqua ci vuole la giusta attrezzatura, senza tralasciare nulla e avendo l’accortezza di controllare che tutto funzioni come dovrebbe; allo stesso modo, non immergetevi mai da soli, né dove capita o in condizioni meteo non ottimali, ma cercate, nella zona in cui vi trovate, un posto tranquillo, dove le correnti non siano troppo forti, con una buona visibilità e una profondità limitata. Anche l’acqua dev’essere della giusta temperatura: se è troppo fredda, rischiate una ipotermia. Se per fare immersioni vi spostate con un aereo, fate attenzione agli orari: è bene attendere 12 ore fra l’immersione e il volo, per la singola immersione, e 24 ore per le immersioni multiple o deco. 

Fra l’attrezzatura necessaria c’è l’orologio subacqueo: serve per programmare la durata dell’immersione, poiché all’aumentare della profondità corrisponde un aumento della pressione, causato dal crescente volume dell’acqua, che può favorire la malattia da decompressione, una delle patologie più frequenti e gravi che possono colpire i sub. L’elevata pressione sott’acqua può portare alla formazione di bolle di azoto, un gas che, non riuscendo a essere smaltito come farebbe in una situazione “normale”, può provocare narcosi da azoto. I sintomi possono manifestarsi fino a sei ore dopo la risalita dall’immersione, e fra questi i più comuni sono: cefalea, debolezza, dolori muscolari, ma anche rush cutanei e cianosi e, nei casi più gravi, problemi polmonari o neurologici. Per trattare i sintomi si ricorre in genere alla camera iperbarica, che permette di sciogliere il gas, che viene espulso con la respirazione. 
Un accorgimento per evitare la malattia da decompressione è bere molto: una adeguata idratazione, infatti, permette di ridurre la quantità di bolle circolanti. I liquidi migliori per idratare l’organismo sono l’acqua e gli integratori salini; da evitare invece è l’alcol, prima e dopo l’immersione.

Un altro disturbo che può insorgere durante la discesa in immersione è l’effetto dell’orecchio tappato, che si forma poiché l’orecchio medio – posto fra il timpano e la parte interna – è l’unica cavità che non compensa la crescente pressione esterna. Durante l’immersione, con l’aumento della pressione, l’aria nell’orecchio diminuisce e provoca una introflessione del timpano.
Altro disturbo che può interessare l’orecchio è l’otite barotraumatica (si manifesta con la sensazione dell’udito ovattato), causata anch’essa dalla diversa pressione durante le immersioni, che crea dolore, ronzii e disagio, fino a nausea e sanguinamento dal naso. A seconda della gravità dell’otite lo stop per nuove immersioni può protrarsi anche per una settimana. 

Per risolvere questi problemi, diventa molto importante imparare le tecniche che permettono di compensare forzatamente la differenza di pressione nell’orecchio: quella più semplice è la manovra di Valsalva, che consiste nell’effettuare una profonda inspirazione e poi trattenere il respiro tappando naso e bocca, bloccando la glottide, la parte superiore della laringe che si trova all’altezza delle corde vocali. Stimolando i muscoli parasimpatici, questa manovra permette di adeguare la pressione dell’orecchio a quella esterna.

Infine, prima di fare immersioni sarebbe bene eseguire una visita medico-sportiva specialistica per subacquei, per verificare che non ci siamo problemi che possano creare difficoltà: il Divers Alert Network, organizzazione internazionale che si occupa di gestione delle emergenze e ricerca di medicina subacquea, sottolinea che la maggior parte degli incidenti si verifica nelle persone che hanno problemi cardiocircolatori – l’aumento della pressione può provocare aritmia – sono in sovrappeso, e soffrono di ipercolesterolemia e ipertensione. Durante la visita medica - che si può effettuare presso uno dei tanti centri di Medicina dello Sport - vengono fatti anche esami, come ECG a riposo e sotto sforzo, per escludere patologie che possono mettere in pericolo la propria vita durante l’immersione.
 
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