D’Amore Hospital, diagnosi precoce e check up specialistici per sconfiggere le patologie urologiche

Le patologie riconducibili alla prostata hanno assunto oggi un’incidenza molto elevata. Ogni anno, in Italia, oltre 20 mila uomini affrontano questa problematica che può avere un andamento silente per diverso tempo, addirittura non dare manifestazioni cliniche per tutta la vita. Il rischio aumenta dopo i 50 anni con l’avanzare dell’età e i tre quarti dei casi si sviluppano dopo i 65 anni. Fondamentale per il suo trattamento è la diagnosi precoce, con controlli da effettuare tra i 50 e i 79 anni di età.

Lo sa bene il dott. Gianfranco Galeone, responsabile del servizio ambulatoriale di Urologia ed  Andrologia di D’Amore Hospital di Taranto, centro d’eccellenza di GVM Care & Research. Nella doppia veste di urologo e andrologo, lo specialista si occupa del trattamento, anche chirurgico, di tutte le patologie a carico dell’apparato uro-genitale.

“La diagnosi precoce – spiega lo specialista – e l’abitudine ad un check-up specialistico già dopo i 50 anni, in soggetti sani, o anche prima, verso i 40 anni, in pazienti con precedenti in famiglia, sono fondamentali per la buona riuscita della terapia. Anamnesi, visita accurata, esami ematochimici - tra cui il dosaggio dell’antigene prostatico specifico (PSA) - contribuiscono pertanto ad una diagnosi rapida. Il PSA – continua Galeone – è un enzima, che possiamo dosare all’interno del nostro sangue, prodotto esclusivamente dalla ghiandola prostatica. Aumenta in diverse circostanze: sia in caso di ipertrofia benigna – condizione fisiologica a cui vanno incontro gli uomini nel corso dell’età –  con l’aumento del volume ghiandolare, sia nei casi di prostatite (infezione) o di vero e proprio carcinoma. La valutazione di quest’indice aiuta il medico nella fase d’indagine clinica. I fattori di rischio legati all’insorgenza del tumore sono tutt’oggi oggetto di studio in quanto non avvalorati da dati concreti. La letteratura scientifica ha formulato alcune ipotesi correlate alle abitudini alimentari (una dieta troppo ricca di proteine animali) o alle prostatiti croniche. Tuttavia al momento è la familiarità il fattore più certo per la ricerca di una possibile neoplasia”.

Le terapie per il trattamento del tumore sono studiate e programmate in base al livello di pericolosità della patologia. Il dott. Galeone precisa in che cosa consiste l’intervento chirurgico: “la chirurgia - tramite prostatectomia radicale - offre soluzioni tradizionali (open) o in laparoscopia o con l’ausilio della robotica, supportata dalla radioterapia, quando il carcinoma è organo confinato; mentre in situazioni di malattia non organo confinato o in presenza di metastasi s’interviene attraverso l’ormonoterapia e la chemioterapia”.

Parte integrante dell’attività di chirurgia urologica è l’utilizzo delle nuove tecnologie laser. “Laddove l’ausilio farmacologico non ha dato esito, il laser – quello ad Olmio o il Green Light – trova indicazione in varie circostanze: dall’ipertrofia prostatica benigna, alla calcolosi urinaria, all’eradicamento delle masse neoplastiche. Consente di trattare efficacemente soggetti anziani, a più elevato grado di comorbilità cardiovascolare e sottoposti a farmacoterapia antiaggregante: il maggior livello di sicurezza e affidabilità offre indubbi vantaggi interventistici riducendo inoltre il rischio emorragico intraoperatorio”.
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