Campo visivo computerizzato: l’interpretazione

Il campo visivo computerizzato è un esame prezioso nell’individuare patologie oculistiche, e anche neurologiche, all’origine di alterazioni del campo visivo: quando il paziente presenta sintomi legati alla vista (offuscamento, macchie, punti luminosi, ecc.), questo test consente al medico di approfondire la situazione e individuare il problema da affrontare. Come molti esami, anche il campo visivo computerizzato richiede un’interpretazione specifica. Ma come si svolge?
 

Come funziona il campo visivo computerizzato

L’esame del campo visivo computerizzato serve per valutare se esistano sia alterazioni di sensibilità retinica sia alterazioni a carico del nervo ottico. Si costruisce una mappa della sensibilità per identificare, quantificare e monitorare un eventuale difetto visivo e viene richiesto quando si ha il sospetto di glaucoma, di patologie oculari quali retinopatie diabetiche e cataratta o neurologiche, talvolta anche asintomatiche.

L’esame, che in media ha una durata dai 30 minuti circa15 per occhio – e si svolge in un ambiente buio e su un solo occhio per volta: l’altro viene temporaneamente occluso prima di procedere.

Il paziente appoggia fronte e mento su un apposito supporto e guarda dritto davanti a sé verso il punto di fissazione. All’interno della “cupola”, compaiono in sequenza alcuni stimoli luminosi in posizioni e intensità sempre diverse: quando li vede, il paziente deve premere l’apposito pulsante.

Se la risposta è limitata o addirittura assente, significa che in quella precisa porzione di campo visivo sussiste un problema.

Il computer elabora subito i dati e produce una rappresentazione grafica e numerica, una mappa della porzione di spazio che l’occhio riesce a percepire con uno sguardo fisso e frontale. Ecco perché è importante che il paziente resti il più immobile possibile e non cerchi di inseguire gli stimoli luminosi con lo sguardo.
 

Come si legge il campo visivo computerizzato?

L’interpretazione del campo visivo computerizzato è legata quindi alla lettura corretta delle tonalità cromatiche all’interno della mappa, declinata in una scala di grigi: le zone che risultano più scure corrispondono alle aree in cui la sensibilità alla luce è ridotta oppure del tutto assente.

La mappa permette quindi di individuare intuitivamente fino a che punto il paziente percepisce la luce, quanto è esteso il campo visivo e se sono presenti aree di non visione dette scotomi (macchie scure), che possono essere segnali di aneurismi, ictus o altre patologie di seria entità. Una volta interpretati i dati, lo specialista prescrive in genere ulteriori esami di approfondimento, che possono quindi essere finalmente mirati ad accertare o escludere la presenza di una determinata patologia.

Per maggiori informazioni vai alla pagina dedicata all'esame: 
campo visivo computerizzato 


 
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Revisione medica a cura di: Dott. Renzo Carpi, Dott. Renzo Carpi
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